01 Mag 2019
Disturbo ossessivo compulsivo

DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Si tratta di un disturbo che riguarda ossessioni e a volte anche compulsioni.

Parliamo di ossessioni quando ci troviamo regolarmente a fare pensieri intrusivi su improbabili e future minacce che in quel momento avvertiamo come reali. Queste minacce appaiono sotto forma di scene mentali caratterizzate da veri e propri discorsi interni.

Per compulsioni invece intendiamo una serie ripetuta di agiti di cui non riusciamo a fare a meno, perché in profondità servono a scaricare la tensione interna. Quello che però si percepisce è che se non metteremo in atto quel determinato comportamento le cose andranno irrimediabilmente male. In pratica è come avere una sorta di colonnello che comanda anche se non c’è nessuna guerra e finché non eseguiamo i suoi compiti questo continuerà a minacciare punizioni sempre più spaventose.

Il pensiero ossessivo

Questo fenomeno è presente nell’arco della giornata per almeno un’ora, anche se spesso occupa molto più spazio fino a diventare invalidante per la qualità della vita della persona. Essendo inoltre i pensieri ossessivi sempre carichi di ansia, possiamo immaginare quanto possa essere stremante la vita per una persona che ne soffre.

Ecco di seguito una forma estrema di pensiero ossessivo:

“Se non controllerai 10 volte la manopola del gas, non solo esploderà il tuo appartamento ma anche tutto il palazzo e tu sarai responsabile anche della morte dei tuoi vicini”.

È interessante notare che se nel Disturbo di Personalità Dipendente si elude qualsiasi responsabilità, in questo caso ci si carica sulle spalle tutta la responsabilità possibile. Volendo trovare un’immagine rappresentativa nella storia dell’arte, sceglierei quella dell’Atlante di Palazzo Farnese a Roma, che nello sforzo di sorreggere il mondo deve flettere la testa, e quindi avere una visione di ciò che lo circonda abbastanza precaria.

A un certo punto, come nel Disturbo Ossessivo Compulsivo non curato, l’idea dominante è di essere schiacciati dal problema, di non avere nessuna possibilità che la vita cambi, e questo a sua volta può portare a una seconda diagnosi di depressione.

 

Psicoterapia nel Disturbo Ossessivo Compulsivo

Nella psicoterapia per il Disturbo Ossessivo Compulsivo è importante all’inizio lavorare più e più volte sulle aspettative temporali di guarigione.

È importante, perché se da una parte si arriva in terapia con una visione semidesertica sulla possibilità di farcela, paradossalmente a questo disturbo sottende un pensiero perfezionistico (che probabilmente appartiene a quel famoso piccolo colonnello di cui sopra), che pretende risultati completi e subito.

In pratica possiamo sintetizzare questa dinamica con “non posso guarire ma devo guarire il prima possibile”.

Successivamente utilizzo assieme al cliente una serie di strumenti:

– l’approccio psicodinamico per lavorare sui significati latenti delle ossessioni, che sulle persone possono davvero risultare come incubi  ad occhi aperti i cui contenuti  (bizzarri, sessuali, violenti o”amorali”) spesso spaventano o vengono visti come prova della propria pazzia.

– le tecniche di desensibilizzazione come EMDR o il DBR In approccio Mindfullness.

Anche in questo caso l’uso di psicofarmaci può rappresentare un coadiuvante molto valido.

 

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16 Mag 2017
Cura Depressione

Con questo termine in generale s’intende la presenza di umore triste o irritabile oppure la sensazione di vuoto nella propria vita. Teniamo conto però che emozioni come tristezza o irritabilità possono essere presenti in ogni essere umano: fa parte della fluttuazione emotiva che ognuno di noi vive durante l’arco di una settimana senza per questo diventare problematica.

È necessario perciò porre una domanda per capire se è arrivato il momento di prendere in mano la situazione: quanto questa situazione influisce sulla qualità della nostra vita? Cioè quanto incide questo problema, sui nostri pensieri ed emozioni quotidiane e sulle nostre funzioni biologiche? -cura depressione-

cura della depressione con EMDR psicologa Ravenna Bologna

Se la risposta è “troppo”, probabilmente ci troviamo di fronte ad uno dei seguenti problemi.

EPISODIO DEPRESSIVO

È un’alterazione dell’umore, spesso può essere reattiva a un evento negativo (es. un lutto, un insuccesso professionale o un divorzio) che si protrae per un certo tempo. -cura Depressione-

EPISODIO DEPRESSIVO MAGGIORE

Può durare da due settimane a un massimo di 18 mesi, nel caso il periodo venga superato parleremo di disturbo depressivo.

Possiamo definire 5 tipologie di EDP.

1. EMOTIVO-AFFETTIVO

Qui la sofferenza è “a pelle”, il pianto spesso è traboccante e si tende ad isolarsi dagli altri, inoltre si perde il gusto nel fare le cose e tutto sembra colorato da varie tonalità di grigio.

2. COGNITIVO-PERCETTIVO

In quest’area la persona al di là dei sintomi depressivi mostra principalmente dei cali di prestazione sia nella concentrazione, sia nella memoria. Questo alla lunga farà precipitare l’autostima e a sua volta rinforzerà lo stato di depressione.

3. PSICOMOTORIO

In questo caso il sintomo più evidente è il rallentamento fisico, la tendenza alla vera e propria immobilità ma anche, come si osserva nei bambini, il suo esatto opposto, l’irrequietezza. Ogni attività si priva del suo interesse e in età evolutiva questo va a coincidere con un calo di rendimento scolastico.

4. VEGETATIVO

Proprio perché le funzioni vegetative sono numerose è il più variegato di tutti. Qui la depressione parla tramite il corpo:

– calo o aumento dell’appetito

– calo o aumento di sonno

– calo o riduzione della potenza sessuale

– palpitazioni o oppressione toracica

– disturbi gastrointestinali

– disturbi della minzione

– cefalee

5. CRONOBIOLOGICO

Questa accezione ha a che fare sia con le stagioni, con un picco negativo fra autunno e inverno, sia con il ritmo circadiano, per cui il picco depressivo sarà posizionato in una determinata fascia oraria.

Di queste categorie può esistere anche una forma mista.

Episodio depressivo minore

È caratterizzato da una minore intensità dei sintomi e durata, e il quadro sintomatologico è generico.

Se si prolunga nel tempo parliamo di Distimia, cioè della presenza di un umore cronicamente depresso, ma con sintomi meno gravi dell’episodio depressivo maggiore.

In terapia chi cura ha il dovere di stare accanto al paziente accogliendo il suo vissuto, anche quando estremamente filtrato dalla depressione. Per molto tempo “dobbiamo camminare negli stessi mocassini”, come diceva un vecchio detto indiano. La persona che abbiamo di fronte deve avere la certezza che noi abbiamo capito molto bene la sensazione che si prova a indossarli altrimenti verrà a meno la fiducia. Perché uno dei pattern più tipici sviluppato da chi soffre di depressione è proprio che nessuno possa capire veramente cosa si prova essendo depressi.

Soltanto dopo aver creato un clima di fiducia potremo iniziare la seconda parte del lavoro: la discussione dell’esame di realtà e la ricerca di strumenti nuovi per poterla affrontare. -cura depressione-

I miei nuovi strumenti per affrontare il disagio psicologico e il trauma

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