05 Mag 2019

Adolescenti / Famiglia

In questi ultimi 20 anni l’omosessualità e la bisessualità hanno beneficiato di uno sdoganamento culturale che però non ha coinciso con una completa apertura mentale da parte della famiglia. Tuttora in studio ricevo adolescenti e giovani adulti molto in difficoltà per via della mancanza di accettazione da parte dei genitori.

CHE COSA È CAMBIATO NEGLI ULTIMI 15 ANNI

Dal mio osservatorio privilegiato all’interno della scuola ho assistito alla presa di coscienza delle ragazze lesbiche e alla formazione di gruppi molto popolari.  Questo fenomeno ha portato col tempo a normalizzare l’identità omosessuale fra le ragazze etero. L’omosessualita al maschile invece è restata più silenziosa, ma certamente più aperta agli amici stretti rispetto al secolo scorso, quando le insinuazioni erano molto più numerose delle rivelazioni.

COMPLICANZE DEL COMING OUT

Il coming out in famiglia è un passaggio comunque delicato.

Il sui fallimenti può essere determinato da:

  • paura del genitore che il figlio venga per tutta la vita discriminato come omosessuale.
  • non accettazione  della sessualità del figlio e quindi il figlio stesso.

Questo ultimo caso è davvero molto drammatico e può determinare una distanza insanabile. Il disconoscimento accade quando l’investimento sul figlio ha avuto a che fare con un bisogno del genitore di colmare i propri vuoti.

Quando il figlio che si ha davanti non coincide più con l’immagine di lui  si può restare sopraffatti dallo smarrimento e dall’angoscia. In questo caso il genitore ha reazioni scomposte, altalenando avvicinamenti chiarificatori a dichiarazioni rabbiose. Un comportamento alla lunga deleterio ma difficile da sradicare perché dettato dalla paura.

Un figlio che ha un genitore che rifiuta l’omosessualità si sente in colpa, sbagliato e allo stesso tempo tradito. Così oltre a dover gestire le delicate relazioni all’esterno della famiglia, bisogna processare il lutto dell’immagine del genitore che si aveva prima. Infine, piano piano, bisogna costruirne un’altra integrata di queste parti così spigolose.

L’AIUTO TERAPEUTICO

Il lavoro in terapia può avvenire con entrambe le parti.

Quando è un genitore a chiamare, lavoriamo assieme su cosa sottende alla propria delusione e allo stesso tempo sulle potenzialità della parola “omosessuale”.

Quando è un figlio a chiamare, oltre ad elaborare il lutto di cui sopra si valuta assieme quali possibilità oggettive ci sono di mettersi in relazione con il genitore. Nel caso il rifiuto sia definitivo è fondamentale in un secondo tempo tentare di recuperare ciò che di buono c’è stato. Quando è possibile questa parte va ad arricchire il patrimonio emotivo della persona.

Dott.ssa Francesca Savarino

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