Sugli attacchi di panico…
Tanti anni fa ricevetti una telefonata da una persona che stava per arrivare da me per la prima volta a causa dei suoi attacchi di panico, ma proprio per colpa di questi ultimi aveva interrotto il tragitto e se ne stava chiusa in macchina in preda al terrore. Al telefono continuava a parlare speditamente della sua paura di non respirare, ma quando riuscii a intromettermi nel suo discorso gli feci presente una cosa fondamentale:
Se tu parli vuol dire che stai respirando.
Le parole si articolano solo ed esclusivamente emettendo aria, cioè espirarando e per espirare bisogna inspirare e se fai tutto questo stai certamente respirando.

Nessun ci pensa mai, tanto meno chi avevo al telefono, eppure questo pensiero gli servì a calmarsi, ricentrarsi su di sé, riprendere un altro appuntamento e questa volta presentarsi puntuale. Questo fu solo l’inizio della cura.

Che cosa sono  gli attacchi di panico

Ma vediamo in specifico di cosa si tratta: l’ Attacco di Panico (ADP) parte da una paura via via più intensa che a sua volta causa una costellazione di sintomi, che possono essere diversi da soggetto a soggetto.
In genere sono sempre presenti i seguenti:

– asfissia e iperventilazione
– tachicardia
– sensazione di sbandamento o svenimento
– vampate
– paura di morire
– paura di impazzire
– mobilità intestinale

Ce ne sono altri, tempo fa un po’ meno frequenti, MA ORA, DOPO IL LOCK DOWN davvero molto, molto emergenti: come il formicolio alle mani o ai piedi, la de-realizzazione (ovvero la sensazione di essere in un’altra realtà) e le vertigini.

Psicoterapia per guarire dagli attacchi di panico

Vi ho raccontato questo aneddoto iniziale anche per introdurvi ad un concetto imprescindibile nella cura degli attacchi di panico: imparare ad osservare e a riorientarsi.
solitamente chi soffre di attacchi di panico tenta sporadicamente di distrarsi, ma effettua la manovra troppo brevemente o bruscamente per poi notarne i benefici. In terapia nella fase iniziale si lavora sia sulle risorse del paziente sia nello spronare la curiosità del paziente nei confronti di come funziona. Prima ancora di lavorare con la terapia EMDR,  Eyes Movement Desensitivation and Reprocessing, si affina insieme al paziente una vera e propria batteria di strumenti per disattivare l’ansia responsabile della catena discendente degli attacchi di panico.

Questi strumenti mutuati dalle discipline orientali, sono prevalentemente focalizze sul corpo e sono davvero molto efficaci, tant’è che quando lavoravo a scuola li prescrivevo con successo  ai ragazzi prima dell’interrogazione per abbassare l’ansia da prestazione.

Inoltre, si affrontano tutti i ricordi “generatori” collegati  all’ADP, prima con un esauriente narrazione che ci permetta di avere ben chiaro quali pensieri, emozioni e sensazioni vengono a collegarsi al presente e si esplora il sistema famigliare interno per comprendere quante parti sono coinvolte nel mantenimento del sintomo. Ad esempio: “C’è per caso una parte critica che urla: “È inutile che provi ad uscirne, tanto non c’è la farai mai!”? Oppure “non ti vergogni in mezzo alla gente? Chi ti vede penserà che sei pazzo!”

L’EMDR con gli attacchi di Panico vuole che dopo tutto questo lavoro analitico si passi all’azione.

In questo caso tutto il materiale reperito nella fase precedente viene affrontato tramite sessioni di lateralizzazione con i movimenti oculari fini a quando il paziente non sente più il disturbo.

Alla fine di questo complesso lavoro si affronta il prossimo futuro è seduta dopo seduta chi intraprende la psicoterapia cambia per prima cosa il modo di vedere sé stesso. Non più in balia degli eventi e capace di apprendere nuove modalità di reazione.

Conclusione

Gli attacchi di Panico spaventano moltissimo le persone, in verità per noi terapeuti tutta questa paura non c’è, anzi, di tutte le problematiche affrontate in psicoterapia questa può essere affrontata molto bene e più velocemente di altre problematiche come ad esempio il disturbo ossessivo o la depressione. Darsi una possibilità di cambiamento può volere significare cambiare totalmente la percezione della propria vita che finalmente si sgombra dalla paura.

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Dott.ssa Francesca Savarino

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Tanti anni fa ricevetti una telefonata da una persona che stava per arrivare da me per la prima volta a causa dei suoi attacchi di panico, ma proprio per colpa di questi ultimi aveva interrotto il tragitto e se ne stava chiusa in macchina in preda al terrore. Al telefono continuava a parlare speditamente della sua paura di non respirare, ma quando riuscii a intromettermi nel suo discorso gli feci presente una cosa fondamentale:

Se tu parli vuol dire che stai respirando.

Le parole si articolano solo ed esclusivamente emettendo aria, cioè espirarando e per espirare bisogna inspirare e se fai tutto questo stai certamente respirando.

Nessun ci pensa mai, tanto meno chi avevo al telefono, eppure questo pensiero gli servì a calmarsi, ricentrarsi su di sé, riprendere un altro appuntamento e questa volta presentarsi puntuale. Questo fu solo l’inizio della cura.

Uso questo piccolo racconto per introdurti un’idea un po’ diversa dell’attacco di panico.

Prima però vediamo di cosa si tratta, anche se credo che di tutti i disturbi presentati in questa sessione questo sia il più conosciuto.

Cos’è l’attacco di panico

L’Attacco di Panico (ADP) parte da una paura via via più intensa che a sua volta causa una costellazione di sintomi, che possono essere diversi da soggetto a soggetto.
In genere sono sempre presenti i seguenti:

– asfissia e iperventilazione

– tachicardia

– sensazione di sbandamento o svenimento

– vampate

– paura di morire

– paura di impazzire

– mobilità intestinale

Ce ne sono altri un po’ meno frequenti, come il formicolio alle mani o ai piedi, la de-realizzazione (ovvero la sensazione di essere in un’altra realtà) e le vertigini.


Ma come si forma dentro di noi un attacco di panico?

Abbiamo visto come l’emozione predominante dell’ADP sia la paura.

Dobbiamo quindi pensare che sia un’emozione sbagliata? No, se lo fosse l’avremmo già persa come la coda coccigea. Invece lei ci accompagna da quando giravamo per la foresta con la clava in mano. Anzi è proprio grazie a lei che ci siamo salvati (qualche volta) dalle grinfie degli animali predatori.

Per paura, aumentava il battito cardiaco agevolando la nostra fuga, aumentava la sudorazione permettendoci di sgusciare fuori dalla presa del nemico, l’intestino si metteva in moto e defecando durante la corsa ci alleggerivamo.

Bene, allora come si scatena oggigiorno l’attacco di panico?

Tutto inizia da un segnale subliminale inviato dal corpo al cervello che dice “sono inadeguato nei confronti dell’ambiente”. Questo segnale (posso mettere il link di un articolo che ho trovato?)può essere determinato da una variazione di postura, di temperatura ecc…, in generale un leggerissima situazione di malessere. A questo punto il cervello codifica l’allarme e fa scattare il nervo vago, responsabile delle azioni tipo attacco/fuga e i sintomi di cui sopra iniziano a farsi sentire. Successivamente scatta il dialogo nel cervello. “Cosa sta succedendo? Mi sento male?” Quest’ultimo fa produrre ai surreni più adrenalina e a questo punto il nervo vago è in pieno lavoro e aumenta l’attività respiratoria e intestinale. In ultimo il cervello emette pensieri di conferma sulla minaccia invisibile (l’attacco), e a questo punto ci troviamo a due tipi precisi di paura:

– Adesso muoio

– Adesso impazzisco

Perché due paure così diverse?

Perché noi tutti siamo diversi e nella fase evolutiva abbiamo strutturato la personalità orientando il nostro controllo su qualcosa. Nel caso dell’ADP, sul proprio corpo oppure sugli altri (per sintetizzare potremmo dire il dentro e il fuori).

Attacco di panico : percezione e realtà

L’esperienza di panico è intensa ed estenuante e alla lunga porta a pensare di essere condannati a una vita non governabile poiché caratterizzata dall’imprevisto, un po’ come una lunga camminata in un campo di mine inesplose.

Fortunatamente non è così: in psicologia l’intensità del sintomo non è direttamente correlata alla difficoltà di guarigione e questo ne è l’esempio più lampante.

Tramite la psicoterapia a volte accompagnata dall’uso di psicofarmaci, nella maggior parte dei casi dall’attacco di panico se ne esce.

È necessario comunque specificare che una sovrapposizione di diagnosi ne ritarderebbe la guarigione o la complicherebbe, ma ci può essere un buon margine di miglioramento.

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